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Grotteria 

Gazzetta del Sud - Edizione di Reggio

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Storia

 

LA STORIA

Le origini di Grotteria sono incerte. Sembra sia stata fondata, prima dell'XI secolo a.C. dal greco ldomeneo che costruì in quel luogo un tempio dedicato alla dea Minerva. Per questa ragione il centro fu chiamato Eruma Atenaies (Castel di Minerva). In seguito fu occupato dai Locresi che lo rinominarono Athenaeon forse per la presenza di edifici dove si insegnavano le scienze e le arti. Quando l’imperatore romano Augusto occupò molti luoghi della Calabria (compresa Grotteria) il nome della cittadina fu nuovamente modificato in Crypta-Aurea (Grotta d’oro). Nella Zona circostante il centro abitato, infatti, esisteva una miniera dalla quale si estraevano minerali tra cui anche oro e argento. Nel X secolo d.C. i Saraceni invasero le coste calabre costringendo le popolazioni a spostarsi nelle zone più interne.
  Anche i grotteresi abbandonarono le abitazioni, portandosi sulla cima di una collina, nel tentativo di difendersi dagli attacchi via mare. Contemporaneamente la Calabria fu soggetta al dominio bizantino e Grotteria risentì molto dell'influenza di Costantinopoli. Usi, costumi, riti religiosi e denominazioni si adeguarono alle tradizioni degli invasori. Anche il nome del torrente Zarapotamo, che scorre nei pressi del paese, deriva dal greco e vuoi dire “fiume asciutto”. Pochi anni dopo, però, i Normanni si insediarono nella regione e Grotteria fu inserita nella contea di Ruggiero d’Altavilla con giurisdizione sui territori compresi tra Squillace e Reggio Calabra.
  All’inizio del XII secolo il paese diventò signoria indipendente, acquisendo una notevole importanza. Ma questo momento di prosperità durò poco perché nel 1160 e nel 1184 due violenti terremoti si abbatterono su Grotteria provocando danni e vittime.
  Con l’arrivo degli Svevi nel XIII secolo il borgo rifiorì e verso il 1458 Grotteria fu a capo di un'importantissima contea, avendo ben 32 casali sotto la sua dipendenza tra cui i centri di Martone, Mammola, Siderno, Gioiosa Jonica e San Giovanni. Raggiunse il suo massimo splendore nel 1507 quando la sua giurisdizione raggiunse la massima estensione. Nel frattempo si diffuse l’uso della lingua volgare e il paese fu denominato Grottarea, poi Grottaria, quindi Grotteria. In seguito ai danni provocati dal terremoto del 1783 si avanzò l'ipotesi di trasferire il Centro Storico altrove ma si scelse invece di ricostruirlo.
  Tra il XIV e XVIII secolo molte dinastie feudali possedettero Grotteria, dai Caraccio!o ai de Luna, ai d’Aragona de Ayerbe, ai Carafa. Questi ultimi lo tennero a lungo, e in due distinte fasi, fino al 1806.
  Il 30 maggio 1806 Napoleone fu acclamato re di Napoli. Col nuovo riordino amministrativo che ne seguì Grotteria diventò circondano con giurisdizione sui territori di Mammola, Gioiosa Jonica, Martone e San Giovanni. Ma ancora una volta la cittadina fu devastata. Il 13 novembre 1855, infatti, un violentissimo temporale distrusse le abitazioni e inondò le campagne riducendo molte famiglie in miseria.
  Schematicamente in Grotteria possono essere riconosciuti luoghi riconducibili a varie civiltà:


 Necropoli Indigena

Complesso sepolcrale più importante venuto fin ora alla luce (XI-VI sec. a.C.) nel quale sono stati ritrovati molti corredi funerari consistenti in ceramiche graffite e incise, di produzione locale.
 Necropoli Greca
Complesso sepolcrale di età classica costituito da tombe del tipo a cappuccina, di rito a "seppellimento".
 Necropoli Ellenica
Complesso costituito da sepolcri a cappuccina, di rito a "inumazione" con corredi funerari contenenti anche ceramiche figurate.
 Necropoli Romana
Costituita da sepolcri a cappuccina, in prossimità della quale si suppone l'esistenza di resti di una "villa rustica" latina.
 Necropoli Greca
Complesso di costruzioni murarie di cui rimangono scarsi resti delle fondamenta.
  Reperti archeologici sono stati trovati nelle contrade S.Stefano, Bombacone, Pirgo, Zinnì, Farri, Agliola, Ricciardo, Marcinà, Seggio e Cambruso.
 

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LE FAMIGLIE


I Palermo
Famiglia di patrioti, parteciparono ai moti risorgimentali. Giovanbattista Palermo nacque il 12 marzo del 1786. Studio a Messina e poi a Napoli nel seminario urbano. Fu fervido sostenitore della Repubblica partenopea e per questo gli fu incendiata la casa. Si arruolò nelle Guardie d'Onore e successivamente nell'Arma dei Veliti a cavallo. Nel 1818 fu nominato capitano comandante delle milizie del suo circondario Finito in prigione per le sue idee liberali nel 1847, fu scarcerato dopo 25 mesi. Rientrato a Grotteria tu tenuto sotto stretta sorveglianza dai soldati borbonici. Ebbe la fortuna di vedere il suo paese e l’intera regione libero dagli oppressori prima di morire il 30 agosto del 1860.
  I figli di Giovanbattista, Nicodemo e Nicola, nacquero rispettivamente il 16 agosto del 1825 e il 28 febbraio del 1826. Ardenti patrioti, seguirono il padre e crebbero inseguendo gli ideali liberali. A Grotteria i due fratelli organizzarono una pattuglia formata da giovani difensori della Costituzione e della libertà. Arrestati e portati nel carcere di Reggio Calabria nel 1851, furono condannati. A Nicola fu comminata la pena di morte (poi tramutata in 30 anni di carcere), invece a Nicodemo furono inflitti 19 anni di ferri (in seguito ridotti a 15 anni). Trasferiti entrambi nel carcere di Procida, rimasero insieme soltanto pochi mesi. Nel 1852, infatti, Nicola, considerato un pericoloso sobillatore, fu portato al Bagno penale di Montefusco e, poi, in quello di Montesarchio dove conobbe altri patrioti liberali. Scarcerato e graziato in occasione del matrimonio del primo figlio di Ferdinando II, venne esiliato in America insieme a Luigi Settembrini. Ma la nave non giunse mai a destinazione. I deportati, infatti, costrinsero il capitano a cambiare rotta e a dirigersi verso l'Irlanda, da qui si dispersero in tutt'Europa. Nicola Palermo scappò, poi, a Londra e da qui rientrò in Italia stabilendosi a Firenze. Lasciata la città toscana si arruolò al fianco di Nino Bixìo partecipando così alla liberazione di Napoli. Per oltre dieci anni, dal 1863, ricoprì molti incarichi tra cui quello di Prefetto di Polizia a Firenze. Morì a Siderno nel 1876.
  Il fratello Nicodemo, invece, rimase a Procida in carcere fino al 1860 per fare, poi, rientro a Grotteria dove si dedicò alla scrittura. Morì il 2 febbraio del 1901.
  Il comune di Grotteria a Nicola Palermo ha dedicato la piazza davanti all’abitazione dei tre patrioti.
 

Vincenzo Bruzzese
Ingegnere. Nacque il 29 aprile 1896 da Cesare e Teresa Ferraro. Fu proprietario e direttore delle Officine Meccaniche Calabresi (O. M. C.) di Locri. Morì nel 1970.
 

Giuseppe Cavaleri
Scultore nato il 13 gennaio 1829. Dopo essersi diplomato presso il Reale Istituto delle Belle Arti di Napoli aprì una bottega d'arte a Grotteria. Qui prendendo a modello alcuni cittadini, scolpì mirabili opere. La statua di S. Antonio custodita nella chiesa matrice, per esempio, è a immagine di un contadino della zona. Tra i lavori migliori il Cristo Risorto conservato nella cattedrale di Gerace e la “Pietà” che si trova nella chiesa dell’Addolora di Gioiosa Jonica. Morì il 5 luglio 1880

Vincenzo Fabiani
Avvocato e patriota. Nacque il 13 febbraio 1778 da Pietro e Caterina Barillaro.
  Intraprese i primi studi nel seminario di Gerace concludendoli a Napoli dove, il 27 giugno 1801, si laureò in Utroque Jure. Esercitò la professione di avvocato per brevissimo tempo perché, animato da spirito patriottico, iniziò a partecipare alle attività della Liberale Società Patriottica. Quando è stata proclamata la Repubblica Napoletana entrò a fare parte del governo provvisorio e del comitato legislativo assumendo, a soli 19 anni, il ruolo di commissario del potere esecutivo nel cantone di Gerace. Successivamente ricoprì l’incarico di capitano della Legione Calabra. Per la lealtà alla Repubblica Napoletana fu in seguito mandato in esilio a Marsiglia, ma dopo poco tempo tornò in patria dove nel 1806 assistette alla caduta dei Borbone. Nello stesso anno fu nominato reggente della sottintendenza di Gerace poi capitano della legione della Guardia Provinciale di Calabria Ultra e membro dello Stato Maggiore del maresciallo Massena. Nel 1807 gli fu affidato l’incarico di capo di battaglione nella legione delle Guardie Civiche Provinciali e fu promosso tenente colonnello. A 30 anni si ritirò dalla carriera militare e nel 1808 fu nominato sottoricevitore interinale del distretto di Gerace. Trasferitosi a Napoli, continuò ad esercitare la professione di avvocato ma, poco dopo, ritornò a Grotteria dove morì il 22 dicembre 1823.
  Per il grande valore dimostrato, Vincenzo Fabiani è stato ricordato dallo scrittore Alexandre Dumas nell’opera “I Borboni di Napoli".
Salvatore Galluzzo
Pittore e archeologo nato nel 1914.
  Per le sue opere, che ritraggono essenzialmente soggetti naturali, ricevette numerose onorificenze. Nel 1965, in occasione della ventesima edizione del "Giugno Locrese", gli fu consegnato un diploma con medaglia per i suoi meriti nel campo della pittura.
  Si distinse anche in numerose mostre internazionali. Fu, infatti, presente con le sue opere alle gallerie d’arte di Oslo e di Parigi. Si appassionò anche all'archeologia grazie al suo contributo, sono venuti alla luce molti reperti dell’antica Locri Epizephiri.
  Per questa ragione la Soprintendenza alle Antichità lo nominò ispettore onorario.
  Mori nel 1987.

Domenico Lupis Crisafi
Avvocato e letterato.
  Nacque il 27 agosto 1829 da Fortunato Lupis e Francesca Crisafi. Ancora giovanissimo il padre lo costrinse a vestire l'abito talare affidandolo, per i suoi studi, prima al sacerdote Pasquale Ritorto e poi alla famiglia Palermo di Messina.
  A causa di una febbre tifoidea fu costretto a ritornare in famiglia e a stabilirsi a Siderno Marina dove l’aria giovava alla sua salute. Successivamente si spostò a Gerace ma i dolori non scomparvero mai. Nel 1847 fu mandato a Napoli e qui, nel 1854, si laureo in Lettere e Filosofie e in Giurisprudenza. Nel frattempo coltivò la sua passione per il teatro mettendo in scena opere letterarie in teatrini di provincia. Fondò anche una compagnia filodrammatica per dilettanti. Nel 1862 cominciò a svolgere la professione di avvocato presso la Corte d’assise e i Tribunali di Gerace e Reggio Calabria. Per i continui dolori reumaticì, però, fu costretto a tornare a Grotteria dove cadde in un profondo stato di depressione. Nel marzo 1873 si recò a Napoli per sottoporsi a una cura di idroterapia, ma invano, lI 27 settembre infatti, fu colpito da apoplessia e morì.
   Francesco Malgeri
Medico e patriota.
  Nacque il 29 dicembre 1871 da Pasquale e Francesca Squillace. I primi studi li effettuò a Reggio Calabria per poi spostarsi a Napoli dove, il 26 agosto 1896, si laureò in Medicina e Chirurgia. Durante gli studi universitari si iscrisse al Circolo Repubblicano Popolare fondando, nel 1892, un circolo socialista. Per questa ragione fu arrestato due volte. L'anno successivo fu nominato presidente di un nuovo circolo di ispirazione socialista. Dopo avere partecipato alle lotte per l’unità italiana, partì per la guerra greco-turca come capitano medico. Nel 1899 ritornò a Grotteria dove fondò la prima sezione socialista della provincia di Reggio Calabria. Nello stesso periodo collaborò con le testate "La Frusta" e "La Lotta", poi fondò e diresse "Il Gazzettino Rosso". Alla fine della prima guerra mondiale si schierò dalla parte del movimento contadino per l'occupazione delle terre incolte nei comuni di Grotteria, Gioiosa Jonica, Mammola, Monasterace, Roccella Jonica e Casignana. Militò nel partito socialista fino al 1923 e poi si iscrisse tra le file di quello comunista (di cui fu segretario). Durante la dittatura fascista fu perseguitato e arrestato ma, nonostante tutto, organizzò in varie zone alcune sezioni comuniste clandestine. Continuò a coprire importanti incarichi: fece parte dell’Assemblea Costituente in qualità di consultore nazionale; fu dirigente della Federazione Comunista di Reggio Calabria; fu presidente onorario del Comitato Antifascista della zona jonica reggina; fu sindaco di Grotteria. In occasione del suo novantesimo compleanno, nel 1961, gli furono consegnate due medaglie d’oro, una dal Partito comunista italiano e l’altra dall’Ordine dei Medici. Morì l’1 dicembre 1963.

 

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